DISARTICOLAZIONE DELL’ANCA ED EMIPELVECTOMIA

Le amputazioni più frequenti della regione dell’anca e del bacino sono la disarticolazione d’anca e l’emipelvectomia. La prima comporta la perdita completa dell’arto inferiore e, quindi, di tutte le sue articolazioni: coxo-femorale, ginocchio e tibiotarsica. Ancor più demolitiva è, invece, l’emipelvectomia in quanto determina la perdita anche di un emibacino. Nella disarticolazione d’anca, sia in posizione seduta (con o senza la protesi), sia in quella eretta (con la protesi), l’appoggio sotto carico della metà amputata del corpo avviene tramite la ridotta superficie della tuberosità ischiatica. Se anche questa viene a mancare, come accade nell’emipelvectomia, la costruzione e l’utilizzo della protesi risulteranno più difficoltosi, dovendo sfruttare un appoggio sottocostale sicuramente poco confortevole.

Si dovrà quindi, porre particolare attenzione ad evitare sbilanciamento del bacino che conducono a posture scoliotiche compensatorie della colonna vertebrale. Le indicazioni più frequenti all’amputazione, sono i tumori ed i gravi traumi da incidenti stradali. Le amputazioni descritte comportano una diminuzione pari al 20% circa della massa corporea con conseguente spostamento del centro di gravità verso l’emicorpo integro.

PROTESI PER LA DISARTICOLAZIONE DELL’ANCA ED EMIPELVECTOMIA

Caratteristiche Tecniche

La protesi per la disarticolazione d’anca  è identica a quella per l’emipelvectomia. Attualmente è costruita (e prescrivibile) esclusivamente con sistema endoscheletrico le sue parti costituenti sono:

1. la presa di bacino

2. il piede protesico

3. la struttura scheletrica portante, (con le arti- colazioni, anca e ginocchio) collega i punti 1 e 2 4. la cosmesi in gomma morbida che avvolge lo scheletro della protesi La presa di bacino è espressamente realizzata su calco ed effettua un ottimo sistema di ancoraggio. Essa viene realizzata di norma, in resina laminata in parte rigida (dove viene collegata la struttura scheletrica) ed in parte di resina flessibile per consentire una sua facile apertura quando deve essere indossata. Nella protesi per disarticolazione d’anca, il bordo superiore si prolunga fin sopra le creste iliache che sono utilizzate come mezzo di contro discesa della protesi lasciando libero il movimento della cintura pelvica, tanto necessario all’amputato per vestirsi e per calzare le scarpe.

Sia nella parte delle creste iliache sia nella parte inferiore della presa di bacino (tuberosità ischiatica), devono essere rivestite con materiali morbidi quali la gomma, il silicone o l’uretano. Nell’emipelvectomia il bordo superiore è più alto rispetto alla disarticolazione d’anca e copre tutta la cavità addominale per proteggere e contenere i visceri addominali che sopportano il carico venendo a mancare la tuberosità ischiatica. Si deve fare in modo da non comprimere la vescica per evitare fastidi all’amputato. Il bordo prossimale dell’invaso deve arrivare all’altezza della decima costa, anche se limita il movimento del cingolo pelvico, ma assicura una miglior fissazione della protesi. Un invaso (o cesta) più completo, anche se meno comodo, eviterà movimenti di rotazione e a pistone tra l’invaso ed il moncone, dando in definitiva più sicurezza all’amputato. L’articolazione dell’anca viene collocata nella zona anteroinferiore della presa pelvica, costruita espressamente su calco negativo/positivo, sotto alla linea che corrisponderebbe alla piega inguinale.

Costituisce il principale punto d’unione tra l’invaso pelvico ed il resto della struttura della protesi. Si trova sempre davanti alla linea di carico, creando un momento di forza in estensione dell’articolazione. L’articolazione del ginocchio si colloca dietro alla linea di carico in modo che la gravità crei un movimento estensore (statica passiva).

L’interrelazione tra l’invaso, l’articolazione dell’anca, il ginocchio ed il piede, e cioè il buon allineamento su ciascun piano, fornirà stabilità alla protesi ed aiuterà alla deambulazione l’amputato. Per contribuire alla stabilità del paziente, tanto sul piano sagittale come su quello frontale, devono essere tenuti in considerazione tutti gli elementi della protesi. La deambulazione si realizza grazie alla funzione di ognuno degli elementi protesici, opponendosi alla forza di reazione del suolo e allo spostamento della gravità in ciascuna fase della deambulazione. Il codice base 06.24.21.003 della protesi per disarticolazione dell’anca ed emipelvectomia, compren- de la fornitura di un ginocchio monocentrico ed una struttura portante in acciaio.

E' naturale che il tecnico ortopedico assieme al medico prescrittore valuteranno le caratteristiche (aggiuntivi) affinché il paziente abbia una protesi la più personalizzata alle sue esigenze