PROTESI ENDOSCHELETRICHE PER AMPUTAZIONE TRANSTIBIALE: INVASATURA A CONTATTO TOTALE E A PARETI RIGIDE, CUFFIA TERMOFORMABILE

Indicazioni cliniche

La protesi consente di compensare la perdita anatomica e funzionale derivante da un’amputazione transtibiale.

Azione prodotta dal dispositivo

Le articolazioni protesiche del ginocchio e della tibio tarsica (se presente) riproducono la flesso-estensione delle articolazioni fisiologiche mancanti.

Caratterisfiche tecniche

La protesi per amputazione transtibiale, può essere realizzata con sistema di costruzione sia esoscheletrico che endoscheletrico.

Con entrambi, l’invasatura può essere realizzata a pareti rigide o flessibili e la protesi secondo tre tipologie:

• con invasatura a contatto totale;

• con cosciale articolato;

• con cosciale articolato ed appoggio ischiatico.

L’invasatura a contatto totale, senza cosciale articolato, prevede la possibilità di ripartire il carico su tutta la superficie del moncone, compreso l’apice.

Nel caso in cui la ripartizione del carico su di esso sia possibile, deve essere inserito nell’invasatura un “appoggio terminale in silicone” da posizionare sul suo fondo (06.24.21.259). L’invasatura, indipendentemente dalla presenza o meno dell’appoggio terminale, può essere realizzata secondo tre principali tipologie:

• PTB (patellar tendon bearing);

• PTS (protesi tibiale sopracondilare di Nancy);

• PTK (protesi tibiale di Kegel).

La sospensione dell’invasatura al moncone, in assenza del cosciale articolato, può essere assicurata con diversi sistemi:

• presa dell’invasatura, tramite due alette, sui condili mediale e laterale del femore, nell’invasatura PTK;

• cuffia con ancoraggio terminale;

• cinturino soprarotuleo, sempre necessario con l’invasatura PTB e con l’invasatura delle protesi temporanea o provvisoria. Esso può essere abbinato anche ad un’in vasatura PTK, nonostante la presa sui condili, nel caso di prima protesizzazione con moncone non ancora stabilizzato e con pazienti anziani che richiedono una sospensione (psicologicamente) più sicura;

• ginocchiera di sospensione, in alternativa al cinturino soprarotuleo. Quest’ultima, è disponibile in tessuti elastici o in neoprene e, per ottenere una migliore sospensione, anche in silicone, in uretano ed in stirene. Le ginocchiere di sospensione non sono previste dal N.T, ma sono applicabili utilizzando il principio della riconducibilità (art.1 comma 5) per omogeneità funzionale al cinturino soprarotuleo.

Nella protesi transtibiale, per proteggere le prominenze ossee del moncone (condili femorali, testa del perone, cresta tibiale) dalle sollecitazioni di vario tipo che si originano sotto carico, tra di esso e l’invasatura viene sempre interposta una cuffia. Il comfort che essa può fornire è funzione del materiale con cui viene realizzata.

Le cuffie per le protesi sia eso che endoscheletriche, si possono suddividere in due grandi gruppi:

• le “tradizionali”, previste dal N.T.;

• quelle di “nuova generazione”, non previste dal N.T. Le cuffie, dette “tradizionali”, tutte costruite su modello di gesso negativo e positivo, sono realizzate con tre diversi materiali.

Essi danno luogo a cuffie:

• dalla ridottissima elasticità;

• poco morbide e, quindi, poco confortevoli, soprattutto per i pazienti geriatrici;

• dalla ridotta capacità di ammortizzare i carichi nelle zone più sollecitate del moncone e, quindi, assolutamente inadatte per la pratica di attività sportive.

Inoltre, alcuni di essi (materiale morbido, silicone laminato), tendono a far crescere la temperatura sul moncone, provocando un aumento della sudorazione. Per superare questi inconvenienti, negli ultimi anni, sono stati introdotti nuovi materiali: uretano, gel minerale, gel di silicone, stirene.

Grazie alle “cuffie di nuova generazione” realizzate con questi materiali si può migliorare considerevolmente il comfort fornito. Esse, inoltre, pur con diversa efficacia, sono la soluzione ideale per monconi:

• con cute sensibile agli sfregamenti;

• con limitata tollerabilità ai carichi nelle zone di appoggio, come spesso avviene nei pazienti geriatrici;

• che presentano esiti di ustioni o innesti cutanei;

• che presentano dermatiti o allergie provocate dai materiali, soprattutto i mastici, utilizzati per le “cuffie tradizionali”. Lo spessore di queste cuffie può variare da 3 a 9 mm. In genere, gli spessori minori sono scelti per le donne e per i monconi voluminosi al fine di non aumentare ulteriormente il diametro dell’invasatura. Gli spessori più elevati (9 mm) vengono adottati, in genere temporaneamente, per compensare una diminuzione del volume del moncone, in attesa di una nuova invasatura, quindi, anche con le protesi temporanee o provvisorie.

Una evoluzione delle cuffie sopra descritte è rappresentato da quelle con ancoraggio distale. Anche queste sono realizzate con gli stessi materiali (silicone, gel minerale, uretano o stirene) e, quindi, forniscono un ottimo comfort al moncone. La loro particolarità è rappresentata dal sistema di (sospensione) ancoraggio distale di cui sono provviste. La cuffia, aderendo intimamente al moncone, viene inserita nell’invasatura e, grazie ad un perno distale (con o senza filettatura), può ancorarsi a questa con molta facilità. Ancora più semplice è lo sgancio della cuffia che avviene premendo un pulsante presente nel dispositivo di ancoraggio.

Questo sistema di sospensione consente di: eliminare la presa sui condili, eliminare il cinturino soprarotuleo o la ginocchiera di sospensione, non ricorrere al cosciale articolato, in alcuni casi, con monconi prossimali. Lo spessore di queste cuffie, analogamente a quelle senza ancoraggio distale realizzate con gli stessi materiali, può variare da 3 a 6 mm.

Le “cuffie di nuova generazione” con o senza ancoraggio distale non sono previste dal N.T, ma sono applicabili utilizzando il principio della riconduzione (art. 1 comma 5) alla cuffia in silicone. La struttura della protesi endoscheletrica base (06.24.09.072) dovrebbe essere costituita da moduli di collegamento in acciaio e struttura tubolare in lega leggera ad elevata resistenza.

In realtà, si presume che il materiale dei moduli sia l’acciaio in quanto il N.T. non lo indica chiaramente.

Per ridurre il peso dello scheletro e, quindi, della protesi, i moduli della struttura possono essere realizzati con materiali aventi peso specifico inferiore a quello dell’acciaio.

PROTESI ESOSCHELETRICA  TRANSTIBIALE CON COSCIALE

Caratteristiche tecniche

Costruita con un’invasatura ed appoggio totale con cuffia in materiale morbido e da un cosciale in cuoio chiuso anteriormente da lacci o velcro e da due aste metalliche (acciaio-ergal), modellate sul profilo dei condili per aumentare la tenuta della protesi, posizionate una medialmente e l’altra lateralmente in corrispondenza dell’articolazione anatomica del ginocchio, nella parte distale le aste sono inglobate nella laminazione del gambale. Il cosciale articolato serve per dare stabilità ad un ginocchio instabile e viene utilizzato nei pazienti con monconi molto corti che non possono ricevere il carico nella parte distale.